venerdì 28 gennaio 2011

SILENZIOSAMENTE IL RITORNO, E NEL FRATTEMPO SI ERA FATTO GENNAIO 2011

Non era previsto. Poi viene fuori così, la voglia di tornare.

Un ritorno epistolare.

Un graffio.

Un rischio di epitaffio.

EPIGRAFFIO.

A chi mi ha riportato qui un ringraziamento commosso.

35 le vostre impronte:

Luce ha detto...

io lo sapevo che tornavi, prima o poi. Bello riaverti. :)

metropoleggendo ha detto...

Grazie patè, tutta colpa vostra

Gians ha detto...

Felicissimo per il tuo ritorno, tuttavia una cosa devo dirla: di riesumare blogger svogliati oramai sono stanco. Se vorrai sai dove trovarmi.

metropoleggendo ha detto...

Giansino, non credo neanche di essere riesumata. So solo che le voglie si misurano con il tempo, che vanno, che vengono, che cambiano. Che il resto è lavoro. E io voglio esserci per piacere. Verrò a trovarti.

Gians ha detto...

Dilla tutta sei passata su fb e non ti frega di altro. Il lavoro, poi è una scusa pessima.

Gians ha detto...

Dimenticavo: vieni a trovarmi solo se hai voglia, altrimenti sarò terribile.

metropoleggendo ha detto...

Fb non mi avrà e io non avrò lui.
Non ho usato scuse di lavoro. Ho detto che non voglio che questo diventi un lavoro, nel senso di sentirsi costretti. Non credo di dovermi giustificare. Cerco di fare scorrere le cose della vita nel modo più fluido.

Gians ha detto...

Allora ci capiamo meglio, ho volutamente esagerare per capire meglio le sfumature. ora tutto mi è più chiaro. Scusa i metodi.

clay ha detto...

bentornata! meglio non prendersi impegni qui, però ogni tanto scrivi qualcosa. Ci fa piacere.

metropoleggendo ha detto...

grazie Clay, bentrovato a te. saprò trovare il modo. a presto

Marcoz ha detto...

Don't ever, ever, ever call me crazy. (semi-cit.)

metropoleggendo ha detto...

e che so' Lucy io? (semi-cret.)

fracatz ha detto...

Il Vostro ritorno, pur non donandoci la felicità assoluta, ci rallegra.
Particolarmente poi nell'apprendere che non trattavasi di problemi salutari, tutto il resto rimane solo complementare.
Qui da noi si apprezzano anche i piatti di lumache

Musa e Uno ha detto...

Grazie metro.
Sai, ti ho aspettata senza scandenza, un po' come quelle storie d'amore che non finiscono mai.
Un po' come tutte le cose belle della vita, che se finiscono o no, ti lasciano dentro qualcosa di unico.

Musa e Uno ha detto...

Curioso come io non voglia scendere da questo vagone.
Quando metro mi invitò a salire, confesso che fui preso subito da entusiasmo.
Non so nemmeno se lo fece per una sorta di compassione o se invece fosse un attestato di stima.
Di tempo ne è passato, un anno, poco più, poco meno.
Un viaggio, una salita in compagnia di sconosciuti, che non ho conosciuto e con i quali pure ho condiviso tanto.
Quanto ?
Voi nemmeno lo immaginate probabilmente.
Cari amici sconosciuti, tra queste pagine io ho trascorso sogni, desideri, lacrime, sorprese e inaspettati ritorni.
Ho conosciuto simpatia e devozione verso uno strano treno, che ci accompagnava tutti mese per mese.
Nel mio mondo, così parco di parole e di pensieri, dove a volte avrei solo voglia di urlare, questo è stato un posto dove meditare, serenamente, anche piangere, volare e sorridere.
Ecco perché guardo queste porte, aspettando che qualcosa accada, anche se è nei sogni che ho sempre trovato me stesso, come un gabbiano non può volare nell'acqua, io volo nei miei sogni, nella mia musica, nei miei desideri.
Nel mio amore eterno ed impossibile, come una porta che non si chiude mai, come una porta incantata, che non sai attraversare.

fruttacandita ha detto...

ah che bello tornasti! ti aspettavo...

metropoleggendo ha detto...

Uno grazie davvero per aver colto quel senso di "insieme" che aveva animato questo piccolo esperimento di condivisione.
Quella fase, così come immaginata, temo sia ormai finita.
Ma non è finita invece la voglia di provare ancora a condividere.
Qui, su questo treno metropolitano.
Si tratta di trovare il modo giusto.
A presto, promesso.

metropoleggendo ha detto...

Frutta grazie!
ancora un po' di pazienza, sono alla ricerca della giusta via che mi si addica per stare qui

Gians ha detto...

Spero tutto bene per te.

Aly ha detto...

Hola hermano ^^...bentornato

Anonimo ha detto...

Tornata anche io... c'è chi va e chi viene, la vita è questa.
Saluti distinti, anche se credo non si distinguano proprio da niente :)
Alessandra

Mk ha detto...

IL senso dei blog è proprio quello della metropolitana:sisalesiscendesicorresiperde per un pelo ma poi ti riaprono le porte e non lo perdi.Quel treno.Anche io salgo e scendo, scappo talvolta su fb ma anche se fantasmaticamente ci sono sempre, silenziosa come un'ombra.Chi entra nei blog ci sarà sempre.Non ne puoi fare a meno.E' un modo di vivere .perché dietro quei blog ci sono le persone .Siamo noi riflessi in altri.E non ci si può abbandonare.Non del tutto.E' come rinnegare una parte di noi, della nostra vita.Ma quando vi ritorni ,è come reincontrare un vecchio amico dopo tanti anni.Sembrano non essere passati.E ci si racconta nel solo modo che sappiamo:attraverso le parole, leggendole con la nostra voce,leggendo parole di altri con altre voci ma che diventano nostre.
Ciao Metro.
MK

Musa e Uno ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

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Anonimo ha detto...

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Anonimo ha detto...

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Anonimo ha detto...

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Anonimo ha detto...

Guardò ancora verso l'orizzonte, gettò lo sguardo oltre il mare, così azzurro da toglierle il fiato.
Sapeva che lui non sarebbe mai più tornato, conosceva il loro destino sin dall'inizio, non poteva esserci altra soluzione.
Ricordò il primo istante, l'attimo nel quale aveva incrociato i suoi occhi di vichingo.
Occhi severi, a tratti dolcissimi, talvolta disincantati e tristi, talvolta immensamente allegri.
Quegli occhi facevano da cornice al sorriso più bello che lei avesse mai visto.
Ogni volta che lui sorrideva, il cuore pareva impazzisse.
Era capitato non una, ma cento, mille volte.
Così era cominciato tutto, con un sorriso e due occhi azzurri come il mare.
Ecco perché continuava a tornare su quella riva, ecco perché continuava a nuotare in quell'azzurro con i pensieri.
Non poteva più farne a meno, non poteva dimenticare, né poteva tornare indietro.
Avrebbe voluto piangere, ma le lacrime non sarebbero bastate a colmarle quel vuoto.
Pensò che la tristezza che sentiva adesso, era solo il prezzo da pagare per aver vissuto più degli altri, qualcosa che nessuno avrebbe capito mai.
Il giorno della partenza arrivò, così inaspettato, da lasciarle ancora milioni di parole da dire, di pensieri, di sogni.
Fin da quando era piccola, aveva sognato il suo principe azzurro.
Non perché l'avessero educata così, ma perché sentiva che, da qualche parte nel mondo, lui esisteva.
Così lo riconobbe, lo amò e fu amata, visse la vita che aveva sempre sognato.
Ogni attimo, ogni gesto, ogni pensiero che a lui dedicò, per quanto piccolo, era espressione dell'amore immenso che provò.
Non si era mai sentita all'altezza di quell'amore, si sentiva sempre piccola e, comunque, molto più piccola del destino che sapeva attenderla.
Ma sapeva di aver amato il suo meraviglioso vichingo, fino a credere che forse era solo un sogno, un incantesimo ed aveva pregato, in ogni istante che avevano vissuto insieme, che il tempo potesse fermarsi.
Ma così non fu.. lui la ferì, lei lo ferì, si uccisero nell'anima, perché quello era l'unico modo per potersi lasciare.
Perché quello era il loro destino.
Ma le rimase l'azzurro a consolarla.
Quell'azzurro non l'avrebbe abbandonata mai.
Quell'azzurro del cielo, del mare, del cuore.

Anonimo ha detto...

Veramente il fatto di avere un intorno di infinito che si stringe e' una cosa che rende piuttosto perplessi: infatti se considero il punto di vista del punto infinito cosa significa che il suo intorno si stringe? in effetti non significa nulla: un intorno infinito resta sempre un intorno infinito per quanto io cerchi di stringerlo. Anche dal punto di vista dell'intervallo abbiamo dei problemi: come puo' stringersi un intervallo che contenga l'infinito? L'unica cosa che possiamo vedere e' che il bordo dell' intorno o il bordo dell'intervallo si allontana da un qualunque punto prefissato di quantita' sempre maggiori; cioe' il concetto di limite infinito non e' una cosa oggettiva ma una cosa dipendente dall'osservatore;
Le scuole matematiche sono sempre state due, quelle che io chiamo i pitagorici e gli aristotelici: i pitagorici pensano che la matematica sia la realta', gli aristotelici invece pensano che la matematica sia una costruzione umana e che abbia riscontro nella realta' in quanto la realta' stessa viene filtrata attraverso il nostro cervello: Il concetto di limite infinito e' una concezione non accettabile per i pitagorici ma in linea con il pensiero matematico aristotelico
In pratica, siccome la matematica ci serve, la costruiamo sulla nostra misura, quindi anche il concetto di infinito, anche se non e' il concetto oggettivo di infinito, e' un concetto che per noi e per i nostri bisogni e' piu' che sufficiente, anche se, secondo me, e' piuttosto riduttivo.
Per vederne l'equivalente geometrico pensate una retta ed un punto fuori di essa, se dal punto traccio una retta obliqua questa incontrera' la prima retta in un punto A, se ora ruoto la retta, fino a farla diventare parallela, il punto si spostera' fino all'infinito e quando la retta sara' parallela il punto sparira', ma non appena ruotero' la retta anche di un millesimo di grado il punto ricomparira' dall'altra parte;
Questo ragionamento e' valido finche' io sto al finito a guardare cosa succede.
Quindi mettendoci sul punto di vista del finito considereremo ad esempio una retta come una circonferenza di raggio infinito in cui l'infinito (senza segno) e' un punto ed invece in analisi considereremo l'infinito talvolta un punto solo e quindi senza segno(oppure con ±∞) e talvolta come due punti uno col segno positivo ed uno col segno negativo.

Anonimo ha detto...

http://youtu.be/zFWQObzuqfY

Anonimo ha detto...

Non basta un raggio di sole in un cielo blu come il mare
perché mi porto un dolore che sale, che sale...
Si ferma sulle ginocchia che tremano, e so perchè...

E non arresta la corsa, lui non si vuole fermare,
perché è un dolore che sale, che sale e fa male...
Ora è allo stomaco, fegato, vomito, fingo ma c'è

E quando arriva la notte
e resto sola con me
La testa parte e va in giro
in cerca dei suoi perchè
Né vincitori né vinti
si esce sconfitti a metà
La vita può allontanarci,
l'amore continuerà...

Lo stomaco ha resistito anche se non vuol mangiare
Ma c'è il dolore che sale, che sale e fa male...
Arriva al cuore lo vuole picchiare più forte di me

Prosegue nella sua corsa, si prende quello che resta
Ed in un attimo esplode e mi scoppia la testa
Vorrebbe una risposta ma in fondo risposta non c'è

E sale e scende dagli occhi
il sole adesso dov'è?
Mentre il dolore sul foglio è
seduto qui accanto a me

Che le parole nell'aria
sono parole a metà
Ma queste sono già scritte
e il tempo non passerà

Ma quando arriva la notte, la notte
e resto sola con me
La testa parte e va in giro
in cerca dei suoi perchè
Né vincitori né vinti
si esce sconfitti a metà
La vita può allontanarci,
l'amore poi continuerà...

Ma quando arriva la notte, la notte
e resto sola con me
La testa parte e va in giro
in cerca dei suoi perchè
Né vincitori né vinti
si esce sconfitti a metà
L'amore può allontanarci,
la vita poi continuerà
Continuerà
Continuerà

Anonimo ha detto...

Pezzi di vetro
frammenti in una strada
che il tempo porta via
e non rimane niente

pezzi di vetro
frammenti di ricordi
schegge di riflessi
senza valore

solo pezzi di vetro

Anonimo ha detto...

Sperare che domani arrivi in fretta e che
svanisca ogni pensiero
Lasciare che lo scorrere del tempo renda
tutto un po' più chiaro
Perché la nostra vita in fondo non è
nient'altro che
Un attimo eterno un attimo
Tra me e te

http://youtu.be/HPVSB8kOWrM

fracatz ha detto...

chissà perché oggi pensavo a te

fracatz ha detto...

urca, son più di 7 anni da quando ti pensai